L’eccesso di illuminazione artificiale non si limita a privarci della vista del cielo stellato. Anche se più difficile da osservare, le conseguenze maggiori sono ancor una volta a danno dell’ecosistema, perturbato da un generalizzato dispendio energetico.
I vegetali, come gli animali, sono sensibili alla luce, ai colori, all’intensità e alla durata dell’esposizione. La luce dello spettro luminoso, e in particolare del blu e del rosso sono necessarie alla fotosintesi. La luce vicina all’infrarosso (NIR) e quella dell’infrarosso hanno un effetto regolatore sui ritmi biologici.
Platani su Via tosco-romagnola, San Miniato, Pisa.
Solitamente l’intensità dell’illuminazione urbana notturna non è sufficiente a influenzare la fotosintesi, tuttavia altera la percezione giorno/notte dei vegetali, simulando un aumento della durata del giorno. Ciò inibisce la dormienza delle piante, che nelle zone temperate permette loro di passare i rigori dell’inverno senza conseguenze. A testimonianza di questo, in ambiente urbano, è possibile osservare un ritardo della caduta delle foglie per gli alberi (a volte solo per alcuni rami) vicini ai lampioni.
Biologi inglesi hanno scoperto che l’inquinamento luminoso è in grado di anticipare il risveglio delle gemme degli alberi fino a 7 giorni e mezzo. Più una zona è soggetta a questo tipo d’inquinamento, più il fenomeno è marcato. Se ne deduce che l’effetto è progressivo, anche se gli studi non hanno ancora identificato i valori soglia di illuminazione necessari ad anticipare di un giorno la gemmazione. Nel loro studio i ricercatori hanno dimostrato che la varialbile luminosa agisce sul risveglio anticipato delle gemme vegetali in modo indipendente dall’innalzamento delle temperature, fenomeno quest’ultimo già noto da tempo.
Studi che si aggiungono a quelli già fatti sugli animali: dai mammiferi agli insetti, l’inquinamento luminoso non risparmia alcun organismo vivente. Solo per citare un esempio possiamo pensare all’interazione tra piante e insetti impollinatori notturni.
L’entomologa Eva Knop e la sua equipe dell’Università di Berna, pubblicarono nel 2017, sulla prestigiosa rivista Nature, i risultati di uno studio che rilevava come nelle zone dove è presente inquinamento luminoso, l’impollinazione notturna diminuisse del 62% rispetto alle zone non inquinate. La ricerca stimava una diminuizione di circa il 13% nella produzione di frutta nelle piante esposte a illuminazione artificiale, nonostante le stesse piante fossero comunque visitate durante il giorno dagli altri insetti impollinatori.